Moda sostenibile FAQ


Indice dei contenuti

  1. Definizioni generali di sostenibilità
  2. Sostenibilità ambientale della moda
  3. Sostenibilità sociale della moda
  4. Per sapere di più

Qual è una definizione semplice di sostenibilità?

Sostenibilità è la ricerca di uno sviluppo ambientale, sociale ed economico che soddisfi i bisogni della generazione attuale senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare gli stessi bisogni. Questa è la definizione più comune, ed è stata formulata per la prima volta nel rapporto Brundtland del 1987.

Perché l’industria tradizionale della moda non è sostenibile?

Dal punto di vista ambientale: l’industria della moda è attualmente la seconda industria più inquinante dopo quella del petrolio. Gran parte di questo inquinamento deriva dalle pratiche produttive della fast fashion, e in generale affligge ogni fase della produzione: la coltivazione delle materie prime, la confezione del prodotto finito, lo smaltimento dei prodotti a fine ciclo.

Dal punto di vista sociale: l’industria della moda è responsabile di uno dei settori lavorativi con meno tutele per chi ci lavora. Il grandi gruppi della moda affidano la produzione ad aziende che lavorano sfruttando la manodopera, in fabbriche insalubri e a contatto con sostanze nocive per la salute – in luoghi tristemente noti come sweatshop.

Cosa si intende per moda sostenibile?

Il movimento per una moda sostenibile promuove il cambiamento del sistema moda e del suo modello di produzione verso una maggiore integrità ambientale e giustizia sociale.

Ciò significa, ad esempio, ridurre l’inquinamento derivante dagli scarti industriali, utilizzare materie prime con una minore impronta ecologica, migliorare le condizioni di lavoro delle operaie tessili, cambiare le abitudini di consumo della popolazione.

In generale, la moda sostenibile (e la sostenibilità in senso lato) tende verso un modello di economia circolare che minimizzi la creazione di rifiuti e lo sfruttamento delle risorse naturali, esiti tipici dell’economia lineare. Per fare questo l’economia circolare favorisce e studia nuovi modi per riutilizzare, riparare, rinnovare, riciclare.

Quali sono i tessuti più sostenibili?

Per stabilire la sostenibilità dei tessuti si prende in considerazione sia l’impronta ecologica della loro produzione (quanta energia e risorse sono necessarie, se è coinvolto uno sfruttamento animale o un inquinamento massivo), sia cosa succede alla fine del ciclo di vita del capo (se il materiale è riciclabile, quanto tempo ci vuole per smaltirlo in natura, se rilascia microplastiche).

Un tessuto può essere:

  • particolarmente dispendioso da produrre ma essere totalmente riciclabile (vedi il cotone);
  • prodotto con minore spesa energetica ma non essere riciclabile e rilasciare microplastiche (ad esempio il poliestere)
  • avere buoni valori in tutto il ciclo (come il lino, la canapa e in generale le fibre naturali riciclate)

Per avere un quadro più completo di quali tessuti preferire e perché, dai uno sguardo all’infografica qui sotto. È importante premettere che non esiste un tessuto che metta assieme tutti i requisiti di comfort e sostenibilità, ma ognuno ha pro e contro da valutare di volta in volta per un acquisto critico e consapevole.infografica sulla sostenibilità dei tessuti

Quali sono i tessuti che durano di più?

Il tessuto che dura di più in assoluto è il poliestere, ma in questo caso è una caratteristica negativa, perché si biodegrada in 100 anni e rilascia microplastiche che vengono reintrodotte nella catena alimentare – con grande sofferenza delle specie marine in particolare.
Tra i tessuti sostenibili più resistenti, invece, troviamo canapa e lino: entrambi almeno tre volte più resistenti del cotone.

Be Linen Movie - documentario sulla produzione del lino
Be Linen, un documentario sulla produzione del lino in Francia. Tocca l’immagine per vederlo su Vimeo
Quali sono i pro e i contro del cotone?

Il cotone è una fibra naturale, e in quanto tale è completamente riciclabile (se utilizzato puro al 100%). D’altra parte, però, la coltivazione del cotone è una delle più dispendiose per utilizzo di risorse: è un dato ormai noto che per produrre una t-shirt di cotone siano necessari 2700 litri d’acqua.

Nel caso di cotone non biologico c’è l’aggravante dei pesticidi (dannosi per l’ambiente) e delle macchine defogliatrici (che provocano inquinamento aereo dannoso per la salute dei coltivatori). Il cotone biologico non è dannoso per l’ambiente e i coltivatori, ma il consumo d’acqua è comunque elevato. Questo valore scende leggermente per il cotone riciclato.

Se cerchi delle alternative al cotone, dai uno sguardo alla risposta alla domanda Quali sono i tessuti più sostenibili. Un’altra soluzione è comprare vestiti in cotone vintage o di seconda mano. Cerca, in ogni caso, di preferire abiti la cui composizione sia 100% cotone, perché sono più semplici da riciclare.

I ciclo di vita di una t-shirt, documentario TEDed
The life cicle of a t-shirt, breve documentario animato sul ciclo di vita delle magliette in cotone. Tocca l’immagine per vederlo su YouTube
Quali sono i tessuti peggiori per l’ambiente?

I tessuti peggiori per l’ambiente sono quelli che hanno un costo ambientale e sociale maggiore. Generalizzando, le fibre più inquinanti sono i tessuti sintetici di origine fossile (poliestere e poliammide), a causa dell’elevato dispendio energetico in fase di produzione e a causa della difficoltà di smaltimento del prodotto a fine ciclo.

Tra le fibre naturali il cotone ha delle forti criticità ambientali (vedi sopra), e in generale le cose si complicano quando fibre naturali e fibre sintetiche vengono mischiate nello stesso tessuto per aumentarne resistenza ed elasticità.

La materia è complessa e richiede un certo approfondimento. Consulta l’infografica Tessuti e sostenibilità per avere informazioni più dettagliate su quali fibre preferire e perché.

I tessuti possono contenere piombo?

Sì, i tessuti possono contenere piombo come residuo di colorazioni, e il pericolo che abbia un effetto tossico sul corpo umano è concreto, soprattutto per i tessuti tecnici e gomma, specie se di colore scuro e a diretto contatto con la pelle. Cerca di evitare indumenti e accessori con queste caratteristiche, specie se si tratta di intimo o di abbigliamento sportivo.

I tessuti perdono formaldeide col lavaggio?

La formaldeide è un gas noto per la sua azione battericida e conservante, spesso utilizzato per fissare i coloranti sui tessuti e per stirare le fibre. Riconosciuto come cancerogeno per la specie umana nel 2016, la normativa europea stabilisce che il residuo sul prodotto finito non superi lo 0,02%, ma non tutti i paesi rispettano gli stessi limiti. Tra le sue caratteristiche c’è anche l’elevata solubilità in acqua, quindi sì, è possibile che i tessuti che contengono formaldeide la perdano col lavaggio, progressivamente, fino a totale scomparsa.

Cos’è la fast fashion?

Per fast fashion si intende un modello produttivo che prende spunto dalle ultime tendenze delle sfilate di moda per replicarne i trend molto velocemente e a basso costo. Sviluppatosi a partire dagli anni Novanta del Novecento, il modello è stato creato negli anni Ottanta negli Stati Uniti col nome di risposta rapida.

La fast fashion sfrutta innovazioni tecnologiche, distributive e di marketing per offrire collezioni che cambiano ogni settimana, puntando sulla sua rapidità di adattamento ai trend della moda tradizionale e sull’economicità della produzione – tanto da essere conosciuta anche come moda usa e getta.

La diffusione schiacciante di questo modello produttivo ha contribuito all’aggravarsi dell’impatto ambientale della moda e al peggioramento delle condizioni lavorative degli operai tessili (leggi anche Perché la fast fashion è un problema).

Perché la fast fashion è un problema?

  • aumento esponenziale dei rifiuti: la fast fashion produce fino a 50 collezioni diverse ogni anno, aumentando il volume di vestiti acquistati e, di conseguenza, il volume di vestiti che finiscono in discarica – nuovi o usati pochissimo. Si tratta spesso di tessuti sintetici o semi sintetici, quindi non biodegradabili (100 anni è il tempo di decomposizione del poliestere, ad esempio).
  • inquinamento: si stima che la fast fashion sia responsabile da sola del 20% delle acque reflue e del 10% delle emissioni di gas serra mondiali. Produzione delle materie prime, confezione dei prodotti e loro distribuzione: ciascuna di queste fasi comporta un impatto ambientale massiccio.
  • condizioni di lavoro inaccettabili: le operaie tessili impiegate dai fornitori delle compagnie di fast fashion devono affrontare paghe orarie bassissime, condizioni di lavoro estreme e continue minacce di ritorsioni in caso di sindacalizzazione. Il crollo del Rana Plaza alla periferia di Dacca nel 2013, il più grave incidente mortale nella storia dell’industria tessile (1129 morti), ha coinvolto le lavoratrici e i lavoratori di fabbriche che operavano per conto di Zara, Primark, Mango, Benetton, Walmart e altre note compagnie di fast fashion.
Cosa si intende per sweatshop?

Vengono definite sweatshop le fabbriche che impiegano lavoratori pagati pochissimo, con turni di lavoro estenuanti e condizioni di sicurezza inesistenti. La definizione si applica ad ogni genere di comparto produttivo, ma negli ultimi tempi il fenomeno si è legato strettamente all’industria tessile.

Spesso gli sweatshop operano per conto di grandi gruppi fast fashion, che sono in costante ricerca di fornitori che lavorino velocemente e al minor costo possibile. Pur di attrarre potenziali committenti e mantenere i prezzi bassi, i politici dei paesi in via di sviluppo varano leggi ambientali eccessivamente permissive e adottano politiche di lavoro inadeguate.

Udita - Arise, documentario sulle operaie tessili in Bangladesh
Udita (Arise), documentario sulle operaie tessili in Bangladesh. Tocca l’immagine per vederlo su Youtube
Come evitare la fast fashion?

Il vantaggio più evidente della fast fashion è che offre un prodotto nuovo, alla moda e a basso costo. Ma è un vantaggio apparente: la qualità è scadente, vestiti e accessori durano una stagione – con l’aggravante di avere un costo umano e ambientale altissimo.

Se vuoi vestiti con un costo contenuto ma di qualità maggiore rispetto ai capi fast fashion, una buona alternativa è comprare vintage o seconda mano. Sull’articolo Vintage FAQ trovi informazioni utili su dove comprare vestiti vintage economici e dove comprare vestiti vintage online (app e siti).

Frequentando il mercato rionale più vicino a casa tua puoi riuscire a portare a casa capi di buona qualità anche a un euro l’uno, ma devi allenare il tuo occhio per i dettagli e selezionare bene. Dieci trucchi per fare affari al mercato rionale ti dà qualche consiglio.

Se preferisci comprare nuovo e non hai problemi ad investire qualche soldo in più per vestiti e accessori che sai che userai per anni a venire, puoi leggere questo articolo di iD su Otto brand italiani ecosostenibili, oppure l’articolo di Marie Claire Sostenibili, made in Italy, da scoprire.

Cosa si intende con slow fashion?

Slow fashion (letteralmente, moda lenta) è un’espressione che definisce l’insieme delle pratiche che si oppongono alla fast fashion. In generale queste pratiche sono, in ordine di importanza decrescente:

  • indossare quello che già si possiede
  • prendere in prestito e scambiare
  • comprare vintage e seconda mano
  • farsi i vestiti da sé
  • comprare nuovi capi prodotti eticamente
Cos’è il greenwashing?

Si intende per greenwashing il tentativo da parte di alcuni compagnie di far sembrare sostenibile un prodotto che non lo è, o lo è solo parzialmente, per assicurarsi il favore di un pubblico più sensibile alle questioni ambientali.

È il caso, ad esempio, di alcune catene fast fashion che producono delle linee di abbigliamento con tessuti riciclati, ma hanno un modello produttivo che prevede l’immissione sul mercato di cinquanta nuove collezioni all’anno. L’impiego di fibre riciclate, che all’apparenza sembra un dato positivo di consapevolezza ambientale, viene cancellato – o minimizzato – dalla mancanza di sostenibilità del tipo di produzione in cui è inserito.

Bibliografia e approfondimenti

La pagina di Wikipedia sugli sweatshop, molto dettagliata e documentata
Nuovi materiali tessili sostenibili, un webinar approfondito sulle innovazioni tecnologiche legate ai tessuti sostenibili, organizzato da rén collective
I tessuti ecologici, naturali e innovativi, ampia panoramica sui tessuti sostenibili e il loro impiego, su LifeGate.it
Vestiti tossici, l’inquinamento addosso, un’inchiesta de La Repubblica sulle sostenze tossiche rintracciabili nei vestiti


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